25 Gen Prendersi cura…nella stanza del neuropsichiatra!
Il prendersi cura di qualcuno, parte dall’inizio del percorso, che molto spesso comincia con un primo contatto telefonico. È da qui che la persona ha bisogno di sentirsi accolta, proprio perché spetta al medico molto spesso, ascoltare e “raccogliere” le legittime paure e preoccupazioni dei pazienti che a noi si rivolgono, rassicurandoli sull’idea che da quel momento in questo percorso non saranno più soli. Tutti insieme daremo il massimo del nostro impegno per l’obiettivo comune di aiutarli a migliorare la loro qualità della vita .
All’inizio del percorso le persone sono spesso disorientate, confuse, si trovano di fronte ad un dubbio intimo e profondo che colpisce prima di ogni altra cosa, l’aspetto emotivo. Le domande si accavallano mentre nel tentativo di trovare risposte, le angosce pian piano prendono forma cercando una collocazione al di fuori, dallo specialista, che sancirà una diagnosi sul proprio figlio.
In questo scenario, il neuropsichiatra infantile, rappresenta un po’ il regista di un equipe composta da persone con professionalità diverse, che hanno tutte un unico obiettivo, quello di prendersi cura delle fragilità delle persone che si rivolgono loro. Il bambino è il centro della cura, ma la famiglia è il punto di partenza, la cornice necessaria per qualsiasi passaggio.
Noi medici osserviamo, ascoltiamo, leggiamo tra le righe, e poi abbiamo il compito di restituire prima una diagnosi, non sempre certa e definitiva, ed infine, un progetto di cura. Rimescolando le parole del dott. Patch Adams, ci piace pensare che:
“Se si cura una malattia si vince o si perde, se ci si prende cura di una persona,
si vince sempre, qualunque esito abbia la terapia.”