La psicoterapia con le famiglie

La psicoterapia con le famiglie

“Era caduta la notte.
Avevo abbandonato i miei utensili.
Me ne infischiavo del mio martello, del mio bullone, della sete e della morte.
Su di una stella, un pianeta, il mio, la Terra, c’era un piccolo principe da consolare!
Lo presi in braccio. Lo cullai. Gli dicevo:
“Il fiore che tu ami non e’ in pericolo … Disegnero’ una museruola per la tua pecora… e una corazza per il tuo fiore… Io… “Non sapevo bene che cosa dirgli. Mi sentivo molto maldestro.
Non sapevo bene come toccarlo, come raggiungerlo…  Il paese delle lacrime e’ cosi’ misterioso.”

Il piccolo Principe

 

L’accoglienza e la costruzione di una relazione di fiducia con il terapeuta aprono la strada al prendersi cura, ossia abbracciare il sistema famigliare e affiancarlo, con passi pensati e sensibili, in un percorso di auto-osservazione e comprensione, che permetterà, nel corso della terapia, di scardinare anche le dinamiche più complesse. La famiglia che incontriamo nel cammino terapeutico, ci conduce nella propria “metafora relazionale” e ci accoglie all’interno della sua storia. E qui possiamo e dobbiamo decidere “il come” partecipare. Quello è il luogo della sofferenza legata al loro disagio, ma è anche la sede dove sono custodite le risorse per la cura.

I comportamenti espressi hanno radici nel passato e trovano uno spazio ed un tempo nelle relazioni del presente, delineando nel contempo, il loro vivere futuro. Così per comprendere il presente abbiamo bisogno di incontrarli nei luoghi del loro passato, nel crogiuolo delle loro emozioni. Dalla  diversa  lettura  della trama e delle scene  familiari, si giunge alla proposta di un nuovo copione, più funzionale alla famiglia ed alla coppia. Con loro nasce e si costruisce il pensiero terapeutico,  si stabiliscono i legami tra  il  mondo interno e quello esterno, tra le loro ferite , fatte di dolore,  fatica e  aspettative deluse, e le loro risorse.

Lavorare con una famiglia che chiede aiuto o sostegno significa accedere, necessariamente, al mondo della complessità, fatto di un sistema di relazioni, di dinamiche, di significati emotivi, ma anche di una fitta e appassionante rete di storie, generazioni e miti, il tutto inserito in una specifica fase del ciclo vitale. Accoglierli significa, dunque, ascoltarli in uno spazio sicuro, in cui questa complessità possa dispiegarsi e in cui il terapeuta stesso possa inoltrarsi nella “danza” famigliare”, con curiosità ed apertura. È così che avvicinandosi alla famiglia con delicatezza e sensibilità, potrà accoglierla e lasciarsi accogliere, nella costruzione di una relazione fruttuosa e costruttiva che diventerà essa stessa “cura”.

… E anche a noi, come l’aviatore,  piace pensare che qualche volta possano, anche loro, essere …

“… Rassicurate, prese in braccio e cullate…”.

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