Come gestire l’Enuresi nei Bambini

Come gestire l’Enuresi nei Bambini

L’enuresi notturna è un disturbo, più che una malattia, e consiste nella perdita involontaria e completa di urina durante il sonno in un’età (quella generalmente compresa tra i 5 e i 6 anni) in cui la maggior parte dei bambini dovrebbe aver ormai acquisito il controllo degli sfinteri.

Quando l’enuresi si protrae oltre i tempi attesi, fin nell’età scolare, vari aspetti possono esservi implicati. Oltre ad essa può anche intensificarsi l’autoerotismo.

Fino a quando questi aspetti, che appartengono l’uno allo sviluppo della capacità di contenere, trattenere, controllare, regolare; l’altro alla scoperta, sperimentazione e possesso del proprio corpo e del piacere, sono da considerarsi normalmente in primo piano? Quali bisogni raccontano?

Non ci sono risposte codificate e univoche, perché il sintomo appartiene al bambino, coinvolge, implica e ha radici nel suo specifico ambiente di vita, affettivo e relazionale.

Sappiamo che facilmente il corpo viene in aiuto per esprimere problematiche emotive e relazionali, soprattutto nei bambini che non padroneggiano il canale verbale. E così il complesso linguaggio del corpo, il sintomo, attiva l’ambiente, impone di ascoltare e osservare cosa nello sviluppo del bambino si sta muovendo o arrestando, apre alla comprensione e quindi alla trasformazione.

L’enuresi che persiste alle soglie e nei primi tempi dell’età scolare, si colloca in un tempo che convoca ad un importante processo di separazione. L’investimento del mondo esterno, l’allontanarsi dal rassicurante guscio familiare, hanno un profondo impatto sul bambino, lo confrontano con compiti evolutivi per i quali può non essere abbastanza equipaggiato.

Egli può trattenersi e/o essere trattenuto, in una modalità regressiva che lo ripara dalla perdita degli accudimenti e delle cure familiari, principalmente materne.

A fronte di un’angoscia di perdita e separazione, lo stesso autoerotismo diventa un modo di sentirsi integrato, come coeso nel corpo dopo una frattura, per darsi conforto e attivare un senso di esistenza.

Anche la traccia di un malessere genitoriale può spingere il bambino ad aggrapparsi a sensazioni corporee, nell’area genitale, che procurano benessere, gratificazione, rassicurazione.

L’incontro con il genitore può infatti toccare e svelare anche sue parti sofferenti confuse e trasferite sul figlio. Parte del lavoro si orienta infatti ad accogliere, riconoscere, differenziare ciò che circola nella relazione.

L’Enuresi si risolve da sola?

Le difficoltà evolutive che possono essere segnalate da questi sintomi sono destinate a risolversi da sé, per cui è sufficiente aspettare? A volte; molte altre invece (e il genitore sente quando) tendono ad imporsi e compromettere anche altre linee evolutive, limitando esperienze ed acquisizioni.

Vale allora la pena puntare sulla dinamicità e porosità di un momento evolutivo centrale e dinamico per la strutturazione dello psichismo, essendo l’infanzia un tempo in cui la psicoterapia fornisce con molta efficacia un supporto prezioso verso l’integrazione e la regolazione di istanze, funzioni, difese.

La psicoterapia permette al bambino di utilizzare un nuovo ambiente/relazione a sostegno del riconoscimento e del contenimento delle emozioni, del rinforzo del Sé, e dei necessari – e sempre attivi nel corso della vita – processi di separazione e individuazione.

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